Sindrome di Down: aspetti clinici, sviluppi e prospettive
La sindrome di Down, scientificamente nota come trisomia 21, rappresenta un'anomalia cromosomica determinata dalla presenza di una terza copia, parziale o completa, del cromosoma 21. Questa condizione genetica genera una disabilità, che varia da individuo ad individuo, caratterizzata da un ritardo nello sviluppo mentale, nella capacità cognitiva e nello sviluppo fisico e motorio del soggetto.

La sindrome di Down è una condizione che accompagna l’individuo dalla nascita e influenza in modo diverso la crescita di ciascuno, sia dal punto di vista dello sviluppo fisico che delle capacità di apprendimento e di interazione con il mondo circostante. Approfondiamo la natura di questa sindrome.
Genesi della trisomia 21
Il patrimonio genetico umano si compone di 46 cromosomi, articolati in 22 coppie di autosomi e una coppia che determina il sesso (XX per le femmine, XY per i maschi). Gli ovociti e gli spermatozoi presentano invece 23 cromosomi. Durante la fecondazione, il materiale genetico materno e paterno si unisce, ricostituendo il corredo cromosomico completo.
Nei casi più frequenti di sindrome di Down avviene un fenomeno di non-disgiunzione cromosomica: durante la meiosi, i cromosomi della coppia 21 non si separano correttamente, facendo sì che l’ovocita (più frequentemente) o lo spermatozoo risulti portatore di due cromosomi 21 invece di uno. L’ovocita fecondato, e tutte le cellule che andrà a costituire, erediterà quindi una copia del cromosoma 21 da un genitore e due dall’altro, generando la cosiddetta Trisomia 21. L’errore genetico può manifestarsi nelle prime fasi dello sviluppo embrionale.
Qual è la classificazione della sindrome di Down?
La sindrome di Down si manifesta attraverso tre principali varianti genetiche, ciascuna con caratteristiche distintive:
- Trisomia 21 classica: rappresenta la forma più comune, interessando il 95% dei casi. In questa condizione, tutte le cellule dell’organismo presentano tre cromosomi 21 invece dei canonici due.
- Trisomia 21 libera in mosaicismo: è una variante più rara, che coinvolge circa il 2% dei soggetti. In questo scenario, l’organismo presenta contemporaneamente cellule con il normale assetto di 46 cromosomi e cellule con 47 cromosomi.
- Trisomia 21 da traslocazione: interessa il 3% dei casi e si caratterizza per la presenza di un cromosoma 21 aggiuntivo (o di una sua porzione significativa) che risulta legato ad un altro cromosoma, generalmente il 14. Questa specifica forma genetica possiede una peculiarità rilevante: può essere ereditabile.
Epidemiologia globale della sindrome di down
La sindrome di Down è una condizione che attraversa trasversalmente ogni contesto geografico, sociale ed etnico, manifestandosi indipendentemente dal ceto sociale, dal livello economico e interessando entrambi i sessi e tutti i gruppi razziali.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nasce un bambino con sindrome di Down ogni 1000-1100 nuovi nati, con una stima annuale tra i 3 e i 5 mila nuovi casi. In Italia, la frequenza attuale è di 1 bambino ogni 1200 nascite. L’evoluzione medica ha significativamente migliorato la qualità e l’aspettativa di vita delle persone con questa condizione. Infatti, si è passati dai 12 anni di vita media negli anni ’40 ai i 33 anni negli anni ’80 fino ad arrivare ai 62 anni che corrispondono all’attuale aspettativa di vita nei paesi dell’Unione Europea, con prospettive di ulteriore incremento. Attualmente, in Italia vivono circa 38.000 persone con sindrome di Down, con il 61% che ha superato i 25 anni.
Quali sono i fattori di rischio della sindrome di down?
Sebbene le cause precise dell’insorgenza della sindrome di Down rimangano ancora parzialmente sconosciute, numerosi studi scientifici hanno evidenziato una correlazione diretta tra l’età materna e l’incremento del rischio:
- Sotto i 30 anni: 1 caso su 1500.
- 30-34 anni: 1 caso su 580.
- 35-39 anni: 1 caso su 280.
- 40-44 anni: 1 caso su 70.
- Oltre 45 anni: 1 caso su 38.
È importante sottolineare che nonostante l’età materna avanzata aumenti statisticamente la probabilità, la sindrome di Down può manifestarsi anche in gravidanze di donne giovani.
La diagnosi della sindrome di Down
Esistono due tipi di diagnosi della Sindrome di Down, ossia prenatale e post-natale. A sua volta, la diagnosi pre natale presenta due metodologie invasive:
- Villocentesi. Tra la dodicesima e tredicesima settimana gestazionale. Prevede il prelievo dei villi coriali mediante tecnica transcervicale o transaddominale sotto guida ecografica. I villi vengono poi utilizzati per indagini citogenetiche.
- Amniocentesi. Tra la sedicesima e diciottesima settimana. Si esegue un prelievo di circa 20 cl di liquido amniotico tramite puntura transaddominale sotto controllo ecografico.
La diagnosi prenatale è effettuabile anche attraverso metodi non invasivi, che tuttavia non hanno un valore diagnostico ma sono utili a stimare una probabilità:
- Translucenza Nucale. Ecografia effettuata tra l’undicesima e quattordicesima settimana che misura l’ispessimento retronucale dovuto alla raccolta di liquido; più è alto il valore, più aumenta il rischio della sindrome di Down e di altre anomalie fetali.
- Duo Test. Si tratta di un’analisi tra undicesima e quattordicesima settimana effettuata mediante prelievo ematico materno per valutare le proteine placentari PAPP-A (Pregnancy associated plasma protein, associata alla gravidanza) e BHCG (gonadotropina corionica, frazione libera). Integrato con l’esame ecografico (translucenza nucale), questo test offre dei dati che vengono poi elaborati da un software che offre un calcolo statistico del rischio del feto di essere affetto da anomalie cromosomiche, in particolare da trisomia.
- Tri Test. Un esame da effettuare tra la quindicesima e la diciottesima settimana e che valuta tre proteine: lfa-fetoproteina (AFP), estriolo non coniugato (uE3) e frazione beta della gonadotropina corionica (HCG). Si è notato che, nel caso di sindrome di Down, i livelli di AFP e uE3 tendono ad essere inferiori ai valori medi, mentre i livelli di HCG tendono ad essere più alti. A questi dati viene associata anche l’età della madre in modo da stimare con più certezza le probabilità che il feto abbia una trisomia 21.
- Test del DNA fetale. Di recente introduzione, è effettuabile dalla decima settimana tramite prelievo ematico materno e si basa sul fatto che nel sangue della madre circolano cellule fetali di cui è possibile isolare il DNA. Non sostituisce indagini invasive come villocentesi e amniocentesi, ma sembra avere un’attendibilità molto alta e raramente produce falsi positivi.
La diagnosi post-natale avviene mediante studio del cariotipo, analizzando i cromosomi dei linfociti per evidenziare la trisomia.
Quali sono le caratteristiche fisiche della Sindrome di Down?
Alla nascita, i bambini con Sindrome di Down presentano caratteristiche fisionomiche come:
- Viso rotondo con sella nasale appiattita e larga.
- Occhi con taglio di tipo orientale (a mandorla) piega cutanea all’interno (epicanto) e macchie di Brushfield (aree bianche dell’iride solitamente ad anello concentrico a livello della pupilla e dell’unione del terzo medio con il terzo esterno della superficie iridea).
- Orecchie e bocca più piccole.
- Lingua grossa e sporgente.
- Collo tozzo con abbondante plica nucale.
- Mani corte e larghe, con 5° dito corto ed inclinato all’interno della mano (bradiclinodattilia).
- Ampio divario tra 1° e 2° dito del piede (segno del sandalo).
- Ipotonia e rilassatezza del tono muscolare.
- Articolazioni flessibili dovute alla notevole lassità dei legamenti.
- Bassa statura.
Quali sono le patologie associate alla Sindrome di Down?
La sindrome Down può comportare diverse patologie, tra cui:
- Anomalie cardiache (30-50% dei casi). Possono essere lievi e risolversi spontaneamente, come nel caso di alcune comunicazioni interventricolari, ma anche presentare una maggiore gravità e necessitare di correzione cardio-chirurgica. Le patologie cardiache associate alla Sindrome di Down sono principalmente rappresentate da: difetto del canale Atrio-Ventricolare, difetto settale interatriale o ventricolare e Tetralogia di Fallot. Bisogna sottolineare anche l’importanza del prolasso della mitrale, che in questi soggetti ha un’incidenza del 50%. Per le persone non affette da sindrome di Down, la casistica si attesta al 15%.
- Malformazioni gastroenterologiche quali atresia, stenosi duodenale congenita, MAR (malformazione ano-rettale), malattia di Hirschsprung e pancreas anulare.
- Problematiche oculistiche come difetti di refrazione, strabismo, cataratta congenita (15%) e cheratocono.
- Problematiche otorinolaringoiatre come otiti medie e canali auricolari piccoli che alterano la conduzione dei suoni.
- Problematiche odontoiatriche tra cui agenesia di denti decidui e permanenti, ritardo dell’eruzione dentaria, problemi di malocclusione, difetti dello smalto e problematiche correlate all’igiene orale.
- Malattie polmonari croniche (30% dei casi) associate a infezioni respiratorie ricorrenti.
- Epilessia (37% dei casi).
- Criptorchidismo.
- Ritardo mentale variabile, che può essere medio (QI 50%-70%), moderato (QI 35%-50%) e solo occasionalmente grave (QI 20%-35%).
- Ritardo di crescita.
- Apnea notturna (50%-75% dei casi), causata sia dal restringimento delle prime vie aeree per uno scarso sviluppo delle ossa facciali sia dall’iperplasia di adenoidi e tonsille. Può causare anche ripercussioni di tipo cardiocircolatorio.
- Problematiche ortopediche.
- Osteoporosi (50%) da cui deriva la possibile frattura delle ossa lunghe.
- Displasia dell’anca.
- Demenza presenile tipo Alzheimer (42% dei casi). il gene responsabile della produzione della sostanza amiloide – componente chiave nell’eziopatogenesi del morbo di Alzheimer – è situato sul cromosoma 21: nei soggetti con Sindrome di Down, questo gene viene sovraespresso, determinando un accumulo accelerato di sostanza amiloide che interessa prevalentemente gli strati superficiali dei lobi frontali cerebrali.
- Sovrappeso ed obesità, che sono causati da metabolismo inferiore alla norma, anomalie endocrine, basso tono muscolare, scarso esercizio fisico ed alimentazione non adeguata.
- Celiachia. Nella sindrome di Down l’intolleranza al glutine ha una prevalenza aumentata (6%), contro lo 0,43% della popolazione generale.
- Endocrinopatie, con frequente ipotiroidismo e raro l’ipertiroidismo.
- Incidenza elevata di patologie autoimmuni come diabete, ipotiroidismo e leucemia mieloide acuta.
- Ritardo e/o incompleto sviluppo sessuale. Lo sviluppo sessuale dell’adolescente con sindrome di Down è ritardato rispetto ai coetanei e può rimanere incompleto sia per quanto riguarda i caratteri sessuali primari (organi riproduttivi interni ed esterni) che quelli secondari (caratteristiche fisiche legate al sesso). I soggetti maschi producono meno ormoni sessuali e fino a poco tempo fa erano considerati generalmente sterili: nel 1989, tuttavia, si è verificato un riconoscimento di paternità da parte di un maschio con sindrome di Down, evento che ha dimostrando scientificamente la possibilità riproduttiva. Lo sviluppo femminile è caratterizzato dalla presenza di seno poco sviluppato, dall’insorgenza del menarca intorno ai 14 anni con ciclo mestruale successivamente regolare. Secondo le limitate statistiche disponibili, solo poche donne si riproducono: la metà dei figli nasce sana, mentre l’altra metà è affetta da trisomia 21.
In cosa consiste la terapia per la Sindrome di Down?
Sebbene non curabile farmacologicamente, i progressi medici, specialmente nelle terapie cardio-chirurgiche, hanno determinato un significativo miglioramento dell’aspettativa di vita dei pazienti affetti da Sindrome di Down. Fondamentale in questo percorso è la terapia riabilitativa precoce, che ha lo scopo di agevolare lo sviluppo e l’apprendimento di abilità motorie e cognitive nei bambini. È importante che tale terapia, che riguarda l’aspetto motorio, psico-motorio e logopedico, sia effettuata fin dai primi mesi di vita: in questo modo i bambini potranno sviluppare le loro capacità, acquisire autonomia, lavorare ed avere relazioni interpersonali soddisfacenti ed appaganti. Nonostante le sfide poste dal deficit cognitivo e dai problemi che ne conseguono, i bambini con sindrome di Down oggi possono raggiungere un’aspettativa e una qualità di vita soddisfacente, grazie soprattutto all’approccio sanitario multidisciplinare, alle numerose associazioni che sostengono ed informano la famiglia e ai caregiver.
Quali sono le linee guida multidisciplinari per l’Assistenza Integrata per la sindrome di Down?
In aggiunta ai comuni controlli clinici, le persone con sindrome di Down necessitano di controlli specifici e finalizzati alla prevenzione o alla diagnosi precoce di quelle patologie che si possono presentare con una frequenza superiore alla norma e che, se trascurate, possono limitare le potenzialità evolutive del bambino o far regredire le capacità dell’adulto. La EDSA (European Down Syndrome Association) ha redatto delle linee guida i cui punti principali possono essere riassunti in base all’età.
Per la fascia neonatale:
- Diagnosi (cariotipo). Comunicazione della diagnosi e supporto psicologico ai genitori.
- Esame clinico e strumentale per la ricerca di malformazioni congenite associate (ecocardiografia, ecografia addominale, ecc.).
- Visita oculistica.
- Esame audiologico (emissioni otoacustiche).
- Test di screening neonatali di routine, compreso quello per la funzionalità tiroidea.
- Stimolazione dell’allattamento al seno.
Nel primo anno di vita è importante che i genitori siano a conoscenza delle indicazioni fornite dalle Associazioni di Genitori e dai Servizi Materno Infantili delle ASL:
- Effettuare le vaccinazioni secondo i calendari regionali.
- Incoraggiare un’alimentazione appropriata.
- Seguire programmi riabilitativi.
- Sottoporre il bambino a visite cliniche, neurologica ed auxoendocrinologiche per monitorare la crescita staturo-ponderale sugli standard specifici per la sindrome di Down.
- Ecocardiografia (se non è stata effettuata alla nascita).
- Visite di controllo della vista e dell’udito.
- Esami ematochimici, con particolare attenzione alla funzionalità tiroidea, ad eventuali deficit immunologici, ai markers della celiachia e ad eventuale anemia.
Nell’età prescolare, che va da 1 a 6 anni, si consiglia un focus su:
- Programmi riabilitativi (logopedia, fisioterapia).
- Inserimento sociale (scuola dell’infanzia, tempo libero).
- Visita clinica e neurologica ed auxoendocrinologica, oltre a valutazione dell’alimentazione.
- Visita odontoiatrica.
- Visita ortopedica (eventuale radiografia del rachide per valutare l’instabilità atlanto-assiale/sublussazione).
- Visita otorinolaringoiatrica (ORL) per valutare ipertrofia tonsillare e adenoidea, problemi respiratori di tipo meccanico, apnea nel sonno, otiti ecc.
- Controlli ematochimici per funzionalità tiroidea, celiachia, disordini ematologici ed autoimmunitari.
- Esame della vista e dell’udito per individuare eventuali deficit (a 3 e a 6 anni)
Il periodo di sviluppo, che va dai 7 ai 12 anni, prevede a cadenza annuale:
- Visita clinica, neuropsichiatrica e auxoendocrinologica con valutazione del peso e dell’altezza utilizzando le tabelle specifiche per la sindrome di Down.
- Prevenzione dell’obesità con indicazioni alimentari.
- Visita oculistica.
- Visita audiometrica.
- Visita odontoiatrica.
- Visita ortopedica.
- Controlli ematici per funzionalità tiroidea, celiachia, disordini ematologici ed autoimmunitari.
- Visita otorinolaringoiatrica (ORL) per valutare ipertrofia tonsillare e adenoidea, problemi respiratori di tipo meccanico, apnea nel sonno, otiti ecc.
A questi controlli si accompagna il sostegno alle famiglie e l’incentivazione all’inserimento sociale per il bambino.
Dall’adolescenza fino all’età adulta, oltre alla ripetizione dei controlli eseguiti, subentrano diversi obiettivi:
- Valutazione della possibilità di condurre una vita indipendente.
- Valutazione della possibilità di un lavoro.
- Valutazione psichiatrica per la diagnosi precoce di autismo e depressione.
- Visita ginecologica per il controllo dello sviluppo sessuale ed eventuale necessità di contraccezione, soprattutto per le donne sessualmente attive.
Dall’età adulta all’età avanzata le linee guida prevedono:
- Attività mirate al potenziamento o al mantenimento delle competenze acquisite.
- Incoraggiare l’attività fisica e le attività ricreative.
- Prevedere i passaggi che portano all’uscita dalla vita in famiglia fino alla residenzialità.
- Controlli periodici e secondo le necessità individuali, principalmente per prevenire dell’obesità.
- Visita cardiologica (ecocardiografia per reflusso aortico o prolasso della valvola mitrale).
- Visite neurologiche e valutazioni neuropsichiatriche per la diagnosi precoce di depressione, malattia di Alzheimer e autismo.
- Visita ortopedica.
- Visita ginecologica.
- Visita odontoiatrica.
- Visita oculistica.
- Visita audiologica.
- Visita ORL.
- Esami ematici per anemia, malattie tiroidee, celiachia, malattie autoimmuni, ecc.
- Controlli clinici e strumentali per malattie oncologiche.

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