Una vita più lunga non sempre è sinonimo di buona vita o, almeno, di buona salute. E’ quando emerso recentemente da uno studio condotto dai ricercatori del CEIS Tor Vergata, che evidenzia come, recentemente, si siano persi 6,4 anni di buona salute.
Lo studio, dal titolo “The Double Expansion of Morbidity Hypothesis: Evidence from Italy”, si focalizza sulle malattie croniche che solitamente si presentano negli ultimi anni di vita, durante i quali si gode di cattiva salute e che, negli ultimi anni si è sempre più allungato. Ma non solo. Secondo i ricercatori non solo gli anni di speranza di vita aggiunti con il progresso tecnologico si stanno caratterizzando per la cattiva salute, ma anche quelli prima della vecchiaia – che una volta si trascorrevano in “buona salute” – in realtà si stanno riducendo, a causa dell’acuirsi delle malattie croniche.
Tra il 2000 e il 2014, infatti, l‘aspettativa media di vita degli italiani è passata da 79,8 a 83,2 anni, mentre l’età media delle malattie croniche è scesa da 56,5 a 53,5 anni. Una forbice di 6,4 anni “vissuti male”. Un trend negativo da non sottovalutare, già costato allo allo Stato nel 2014 8,7 miliardi in più rispetto al 2010.
Secondo gli autori le cause vanno ricercate nei fattori socio-economici: globalizzazione, stili di vita poco sani, cambiamento demografico, esplosione del debito pubblico, rincaro dei prezzi per la casa. Fattori che hanno colpito in maniera diversa la popolazione, a seconda della fase di vita (giovani, adulti, anziani), peggiorando la qualità della vita con effetti negativi sullo stato di salute, che negli ultimi quindici anni è peggiorato soprattutto per le fasce più giovani, determinando quindi una riduzione dell’età media nella quale cominciano a manifestarsi le malattie croniche degli italiani.
Fonte: http://www.ceistorvergata.it/area.asp?a=415&oc=457&d=631
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