La tubercolosi è una malattia attuale e una delle prime dieci cause di morte al mondo. L’Europa ha definito un piano d’azione mirato nel periodo 2016-2020, con tre obiettivi strategici da raggiungere entro il 2020:
- Riduzione del 35% dei decessi per TBC.
- Diminuzione del 25% dell’incidenza della malattia.
- Raggiungimento del 75% di tasso di successo del trattamento.
L’Italia, con meno di 10 casi ogni 100.000 abitanti, è classificata dall’OMS come zona “a bassa endemia”. Al netto di questo dato, vengono comunque riscontrate diverse criticità:
- La maggioranza degli episodi si concentra in categorie socialmente vulnerabili o con difficoltà di accesso ai servizi sanitari.
- Nelle grandi città metropolitane l’incidenza è fino a 4 volte superiore alla media nazionale.
- Si registra un aumento dei casi di tubercolosi farmaco-resistente e un incremento delle forme XDR-TB, forme tubercolari estensivamente resistenti per le quali i farmaci attuali non sono efficaci).
- Frequenti episodi si verificano in ambito scolastico.
- C’è una percentuale significativa di pazienti che non completano l’intero ciclo di trattamento e al di sotto degli standard dell’OMS.
Come si trasmette la tubercolosi?
La tubercolosi si trasmette per via aerea, attraverso colpi di tosse o starnuti, esclusivamente da persone con TB attiva. Il periodo di incubazione può variare da otto settimane a tutta la vita, con una maggiore probabilità di progressione verso la malattia nei primi due anni dall’infezione. La metà di tutti i casi di malattia si verifica entro cinque anni. È importante sapere che le persone con infezione da TBC latente non sono mai contagiose.
Il rischio di trasmissione dipende da fattori propri del paziente e dal tipo di contatto con l’ambiente circostante, mentre la contagiosità è determinata dalla concentrazione di batteri nell’espettorato, dalla gravità della tosse e dalle pratiche igieniche del paziente. In generale, la trasmissione è più probabile con contatti stretti e frequenti. Dopo due settimane di trattamento, i pazienti con tubercolosi attiva non resistente agli antibiotici cessano di essere contagiosi. Se un soggetto viene infettato sono necessari 21 giorni, o tra le tre e le quattro settimane, prima che possa trasmettere la malattia ad altri.
Sintomi nascosti: come riconoscere la tubercolosi?
La tubercolosi polmonare è la forma più comune, ma la malattia può colpire qualsiasi parte del corpo. Purtroppo, la sua natura asintomatica rende difficile un riconoscimento tempestivo. I sintomi iniziali sono generalmente poco specifici: tosse persistente, perdita di peso, dolore al torace, febbre e sudorazione. In caso di malattia conclamata, la tosse può continuare per settimane o mesi ed essere accompagnata dalla presenza di sangue nell’espettorato.
Diagnosi di tubercolosi: cosa bisogna sapere?
La diagnosi precoce è fondamentale per sconfiggere la tubercolosi: insieme alle cure appropriate, permette infatti di adottare gli opportuni interventi e portare alla guarigione i soggetti malati e infettivi. L’esame preliminare più diffuso è il test della tubercolina (Mantoux) al quale seguono ulteriori accertamenti specifici per identificare e confermare la presenza della malattia.
Come si cura la tubercolosi?
La terapia contro la tubercolosi può durare dai 6 a 24 mesi: per contrastare in maniera efficace il rischio di resistenza ai farmaci antitubercolari, l’OMS ha sviluppato e introdotto negli anni ‘90 la DOT (Directly Observed Therapy, in italiano Terapia Osservata Direttamente). Con questa terapia il sanitario monitora quotidianamente il paziente e si assicura che assuma i farmaci: un approccio che garantisce l’aderenza al trattamento e la riduzione del periodo di cura a 6-8 mesi. La DOT è oggi considerata uno dei metodi più efficaci per curare la tubercolosi e ridurre al minimo il rischio di sviluppare una resistenza agli antibiotici.
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